12 novembre 1918: vita e morte di Alessio Jalla, soldato
L’«inutile strage» che si concluse 99 anni fa lasciò tracce profonde nel tessuto sociale della nostra zona. Tracciando il bilancio di una guerra che fece milioni di morti, tra cui centinaia di valligiani e pinerolesi, i drammi personali di ciascun soldato, di ciascuna famiglia, rischiano di passare in secondo piano.
La storia del lusernese Alessio Jalla, morto prigioniero il 12 novembre 1918 a Berești (Romania), può essere scelta come esempio. Il giovane dipendente della Tipografia Alpina di Torre Pellice, chiamato sotto le armi, patì per anni le sofferenze del fronte: ferite, malattie, stenti, prigioni. Viaggiò molto, fu sottoposto a sforzi straordinari e morì beffardamente il giorno dopo la fine della guerra, ufficialmente conclusa con l’armistizio dell’11 novembre.
«Giovane buono, di animo gentile, intelligente e laborioso, aveva lasciato la sua famiglia, a cui era tanto affezionato, ed il suo lavoro (…) per rispondere all’appello della patria» scrisse L’Avvisatore Alpino in sua memoria, due mesi dopo il decesso. Jalla prestò servizio come mitragliere, diventando caporale: «Partecipò, in tutto il primo periodo della guerra, alle azioni contro il nemico. Caduto gravemente malato sul San Michele di Gradisca, venne in licenza di convalescenza, spirata la quale andò a raggiungere il suo reggimento a Santa Lucia, ove venne ferito gravemente ad una gamba».
Costretto in un letto per tre mesi, non venne congedato. «Guarito, ripartì pel fronte; partecipò alle battaglie sul Vodice, alla conquista del Monte Santo, ecc. ecc., ed infine, nella ritirata di Caporetto, fu fatto prigioniero col suo reggimento ed internato in Austria. Ultimamente fu inviato in Romania, e nel momento in cui stava per rimpatriare, colpito da polmonite fulminante, ebbe troncata la giovane ed utile esistenza».
Nessuno ebbe notizie di lui fino al gennaio 1919, quando il Sindaco di Luserna San Giovanni fu informato della morte del giovane. «Un intimo suo amico e compagno d’armi e di prigionia, il sig. Barbero Romanzino Ercole, biellese, rientrato in patria, è stato a visitare i desolati genitori, ed ha narrato loro gli ultimi momenti del caro giovane che egli ha assistito sempre, ed ha accompagnato al campo del riposo». Fu Barbero a iscrivere il nome di Alessio Jalla su una croce modesta, nel cimitero di Berești, all’estremo orientale del Regno di Romania.
Fonti: L’Avvisatore Alpino, 24 gennaio 1919.
Immagine: Frammento de L’Avvisatore Alpino, 24 gennaio 1919.