L'Ora del Pellice

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13 maggio 1139: Innocenzo II conferma i privilegi dell’Abbazia di Pinerolo

Per papa Innocenzo II e per la Chiesa di Roma, quel 1139 era un anno cruciale. Innocenzo II, al secolo Gregorio Papareschi, si era insediato nel 1130 ma aveva dovuto fare i conti con l’ostilità della maggioranza delle famiglie romane, che lo avevano costretto a fuggire in Francia dopo aver fatto eleggere un antipapa, Anacleto II. Dopo aver peregrinato per mezza Europa, Innocenzo aveva fatto il suo rientro nella Penisola grazie all’appoggio dell’imperatore Lotario II e di Bernardo di Chiaravalle e aveva gradualmente ripreso in mano le redini della Chiesa.
Il 29 marzo 1139 aveva emanato una bolla pontificia – la Omne datum optimum – per sancire la totale indipendenza dell’Ordine dei Cavalieri templari, esentandoli dal pagare le tasse. Dal 4 all’11 aprile dello stesso anno aveva presieduto il Concilio Lateranense II, che riparò i danni causati dallo scisma, condannò l’usura e vietò l’uso di una nuova, potentissima arma, la balestra, nelle guerre tra cristiani.
È in questo contesto che, il 13 maggio 1139, Innocenzo II si occupò del nostro territorio. Con una bolla, infatti, confermò i privilegi dell’abbazia di Santa Maria di Pinerolo, che sorgeva in quella che oggi è nota come Abbadia Alpina.
L’abbazia di Santa Maria di Pinerolo era stata eretta attorno al 1064 dalla contessa Adelaide, margravia di Torino, per bilanciare il “peso” dell’omonima abbazia di Cavour, fondata nel 1035 dal vescovo di Torino Landolfo.
Adelaide volle, nel nuovo monastero, i cosiddetti Benedettini Neri, che arrivavano dalla Sacra di San Michele (all’epoca monastero di San Michele della Chiusa), e assegnò loro il controllo di vasti territori: la Val Chisone, la Val San Martino, Famolasco, più altre zone nel Torinese, nel Cuneese e in Liguria. Considerando che dal 1078 all’abbazia furono assegnate anche le chiese di San Donato e San Maurizio, l’abate di Santa Maria poteva essere definito il signore di Pinerolo, riassumendo il potere temporale e quello spirituale.
Abili agricoltori e costruttori di canali d’irrigazione, i Benedettini fecero fruttare la benevolenza della contessa Adelaide. L’intervento di Innocenzo II fu decisivo nella conferma del loro potere, che si protrasse per secoli.
La bolla del 13 maggio 1139 si rivolge ai «dilectis filiis» dell’abbazia di «Sancte Marie Pinariolensis». Fa riferimento all’elargizione di «Adelaida comitissa» ed elenca, tra i vari possedimenti confermati, «totum castrum pinarioli (…) cum ecclesijs Sancti Donati et Sancti Maurici, medietatem de Ferruciasco, mansum de [Ro]uore[to], Vallem de Lemina, Miradolium cum ecclesijs (…), Villare Eudinum cum ecclesia». Con Ferruciasco s’intende Frossasco, con Villare Eudinum Prarostino.

Fonti: Bolla papale del 13 maggio 1139 citata in Cartario di Pinerolo raccolto ed edito da Ferdinando Gabotto, Pinerolo, Chiantore-Mascarelli, 1899; www.sanverano.it; Tommaso dI Carpegna Falconieri, voce Innocenzo II sul Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani.

Immagine: papa Innocenzo II (a sinistra, accanto a San Lorenzo e San Callisto), ritratto in un mosaico della chiesa di Santa Maria in Trastevere a Roma.

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