14 aprile 1988: Camilla Ravera, un secolo di vita per la causa femminile
Camilla Ravera, morta a quasi 99 anni il 14 aprile 1988, è stata la prima donna a essere nominata (nel 1982) senatore a vita. Non è stato il suo unico primato, nella sua lunghissima vita: fu infatti, dal 1927 al 1930, la prima donna alla guida di un partito politico in Italia (il Partito comunista).
Originaria di Acqui Terme, insegnante elementare, lottò sin da ragazza per l’emancipazione delle donne e dei lavoratori: una battaglia che la vide in prima linea a partire dai ventinove anni d’età, quando s’iscrisse al Partito socialista italiano. Nel 1921 fu tra i fondatori del Partito comunista d’Italia: collaborò con Antonio Gramsci, anticipando molte delle idee che – negli anni a venire – entrarono nella base programmatica del partito.
Arrestata nel 1930 per la sua attività politica, fu condannata a 15 anni e sei mesi di prigione. Dopo sei anni di carcere fu inviata al confino, dove conoscerà e stringerà amicizia con Umberto Terracini e Sandro Pertini. Sull’isola di Ventotene ebbe a soffrire – come Terracini – l’espulsione dal Partito comunista per aver criticato aspramente la decisione dell’Unione Sovietica di sottoscrivere il Patto Molotov-Ribbentrop.
Riacquisita la libertà durante la guerra, dopo una serie di
avventure trovò rifugio nel nostro territorio, in particolare sulle alture di
San Secondo di Pinerolo. Ricercata dai fascisti, si nascose in un casolare al
Bric, che divenne un punto di riferimento per gli incontri clandestini tra
combattenti per la libertà. Inizialmente vi trovò accoglienza – per pochi
giorni – lo stesso Umberto Terracini, prima di essere costretto a riparare in
Svizzera.
La casa apparteneva a Walter Gardiol, che sarebbe diventato partigiano. Perché
a San Secondo? Pare per via della presenza di Arturo Gardiol, zio di Walter,
che apparteneva a una famiglia da sempre socialista.
In seguito Camilla Ravera si spostò al Rocco, presso un’altra famiglia Gardiol. Vanda Gardiol, che all’epoca aveva 16 o 17 anni, descrisse così, a Gian Vittorio Avondo, la figura della Ravera: «Cuciva, leggeva, in prigione aveva fatto un tappeto tutto annodato e lo aveva portato con sé. (…) Di sera la portavamo a passeggiare, ma solo di sera…». Tra San Secondo e Prarostino, Camilla Ravera intrattenne rapporti con alcuni partigiani della zona e insegnò l’inglese ad alcuni ragazzi.
Dopo la Liberazione, Ravera fu riaccolta nel Partito comunista. Palmiro Togliatti ritenne indispensabile il suo contributo, tanto da definire «fesserie» le ragioni che avevano causato la sua espulsione a Ventotene. Eletta consigliera comunale a Torino nel 1946, divenne deputata tra il 1948 e il 1958. Promosse la prima legislazione a favore della donna lavoratrice e madre. Fondatrice con Ada Gobetti dell’Unione Donne Italiane, pubblicò molti scritti di carattere politico, ma durante gli anni ’60 fu un po’ emarginata. A partire dagli anni ’70, invece, il suo ruolo nella lotta per l’emancipazione della donna è stato ampiamente e giustamente riconosciuto.
Tuttavia, il suo ultimo libro, pubblicato poco prima della morte, s’intitola significativamente: Una donna sola.
Fonti: Giovanni Spadolini, Commemorazione di Camilla Ravera al Senato, 22 aprile 1988; www.anpi.it; Comuni di San Secondo di Pinerolo e Prarostino, Ti ricordi? Raccolta di testimonianze in occasione del 70º anniversario della Liberazione.
Immagine: Camilla Ravera da giovane, in una foto risalente agli anni ’20, e in età avanzata.