19 agosto 1907: De Castro, un istriano che amò Pinerolo
Era istriano di Pirano, Diego De Castro. In questa cittadina oggi in territorio sloveno e all’epoca appartenente all’Impero Austro-Ungarico, De Castro aveva visto la luce il 19 agosto 1907.
A Pirano – dove la sua famiglia aveva risieduto per un millennio – così come all’Istria rimase sempre legatissimo, dedicando tutto il suo impegno come diplomatico e come storico in anni delicatissimi. Tra il 1952 e il 1954 rappresentò l’Italia presso il Governo militare alleato a Trieste. Divenne probabilmente il più grande esperto della questione triestina, dedicando all’argomento cinque libri e innumerevoli articoli.
Ma la sua principale attività, quella di docente universitario di Statistica e di Demografia, lo aveva portato a Torino sin dal 1937. E in Piemonte, nel Pinerolese in particolare, trovò una seconda casa: insegnò sotto la Mole per 37 anni; sposò Franca Turati, appartenente alla nota famiglia di industriali di Lusernetta; fu tra gli ispiratori del gruppo che diede vita al CeSMAP di Pinerolo; fu amico del vescovo di Pinerolo Pietro Giachetti. Morì infine a Roletto, dove si era ritirato negli ultimi anni, il 13 giugno 2003.
Paolo Rumiz, il grande giornalista e scrittore triestino, lo venne a trovare qui poco prima della sua morte. L’incontro è raccontato nel libro La leggenda dei monti naviganti. «Il vecchio mi aspettava in un letto a baldacchino, come un lord inglese, protetto da due cani malandati come lui. Abitava alla fine del mare padano, in un’insenatura della Val Chisone agli antipodi della sua terra natale: Pirano d’Istria e Punta Salvore, i promontori più avanzati della penisola adriatica. Salvore era l’antitesi delle valli piemontesi. Più le seconde si rintanavano verso le Alpi, più la punta istriana navigava verso gli spazi aperti della luce. (…) Era un vecchio salmone; nuotava controcorrente verso il luogo della nascita. E dal fondo della sua valle sembrava guardare l’altro se stesso, più giovane di novant’anni, capelli al vento, che lo aspettava sul ventoso promontorio profumato di salvia».
Un giorno – aggiunge Rumiz – Diego De Castro riassunse la sua vita così: «Diecimila ore di lezione, quarantamila studenti, milleottocento articoli, più di una trentina di libri, alcuni monumentali. E poi, tre miliardi e rotti di pulsazioni. Un battito al centimetro, l’elettrocardiogramma farebbe il giro del mondo. Non è fantastico?».
Fonti: Paolo Rumiz, La leggenda dei monti naviganti, Feltrinelli, 2007; www.diegodecastro.it; www.cesmap.it
Immagine: Ritratto di Diego De Castro, olio su tela di Roberto Marvulli.