L'Ora del Pellice

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22 luglio 1913: Bielovucic effettua il primo volo su Pinerolo

Tutti con il naso all’insù. Per la prima volta nella storia, il 22 luglio 1913, un aereo solca i cieli del Pinerolese e atterra in piazza d’Armi a Pinerolo. A pilotarlo è uno degli assi del volo di quell’epoca pionieristica: Juan Bielovucic Cavalié, peruviano con padre croato e madre francese, nato a Lima nel 1889.
Quel 22 luglio Bielovucic è appena alle soglie de 24 anni, eppure è già un asso con molte ore di volo alle spalle. Nel gennaio precedente aveva compiuto la trasvolata delle Alpi, da Briga a Domodossola, seguendo il medesimo itinerario di un altro grande pilota peruviano, Geo Chavez, che nel 1910 – pur riuscendo nell’impresa – era precipitato in fase d’atterraggio, morendo dopo quattro giorni di agonia.
Il volo pionieristico emozionava, affascinava, riempiva i giornali di cronache entusiastiche ma suscitava anche diverse critiche, per i suoi costi e soprattutto per i suoi rischi. Tuttavia le nuove macchine volanti avevano dimostrato la loro utilità anche per ragioni belliche, durante la guerra di Libia del 1911-12, quando erano state utilizzate per missioni di ricognizione. Quindi il Regno d’Italia cominciò a pianificare la costruzione della sua prima, vera flotta aerea.
Nella primavera 1912 fu lanciata dall’Aero Club italiano una sottoscrizione pubblica per finanziare (negli auspici) l’acquisto di ben 300 aerei. Il Comitato generale per il sostegno alla flotta aveva individuato come suo presidente il principe Pietro Lanza Di Scalea, sottosegretario agli Esteri; tuttavia il deputato pinerolese Luigi Facta, Ministro delle Finanze, era stato insignito della presidenza onoraria. Facta coinvolse i giornali locali in un piccolo sogno: trovare le risorse nel territorio per acquistare almeno un aeroplano, da intitolare al “Circondario di Pinerolo”.
A Torre Pellice, tanto per fare un esempio, si formò un sottocomitato di raccolta, costituito dal sindaco Enrico Arnoletto e da Edoardo Vertù, Giulio Alloa, Ernesto Geymonat, Davide Jahier, Dionigi Ceresole e Luigi Pesando. I Consigli comunali di Angrogna e Rorà deliberarono di partecipare con 20 lire ciascuno, quello di Bobbio fu più generoso e giunse a stanziarne 50. I Comuni più grandi della valle – Luserna San Giovanni e Torre Pellice – donarono 100 lire a testa, anche se tra i consiglieri torresi Emilio Eynard diede voce al dissenso per «considerazioni di pacifismo».
Complessivamente, la sottoscrizione permise di raccogliere 5.589,60 lire. I fondi non furono destinati all’acquisto dell’aereo, il cui costo fu interamente coperto da un generoso benefattore: il sindaco di Pinerolo Ernesto Bosio propose perciò di utilizzarli per la costruzione di un hangar intitolato al Circondario di Pinerolo, dove poter custodire l’aereo che portava il nome della città.
Il volo su Pinerolo del 22 luglio 1913 ha una ragione puramente celebrativa. A bordo di un Hanriot 80 hp, Juan Bielovucic decolla da Mirafiori la mattina presto e in un quarto d’ora è nei cieli pinerolesi, pronto all’atterraggio. «La sua apparizione fu subito notata dalla popolazione – si legge su La Stampa –, che seguì le evoluzioni dell’aviatore sulla città; poco dopo Bielovucic, con una manovra felicissima, prendeva terra sulla ristretta Piazza d’Armi pinerolese».
Qui lo attende l’entusiasmo di una grande folla e il caloroso benvenuto degli ufficiali della Scuola di Cavalleria. L’asso peruviano ha con sé un omaggio per Facta, che viene consegnato al ministro presso la sua abitazione. Completata la sua missione, il pilota riprende il volo e torna a Torino, dopo aver inaugurato l’epopea del volo anche nella nostra terra.

Fonti: La Stampa, 23 luglio 1913; Flight, 1º febbraio 1913, Daniele Arghittu, I giornali raccontano. Storie e cronache della Val Pellice (1910-1914), Claudiana, 2010.

Immagini: Particolare di una cartolina commemorativa dell’impresa sulle Alpi di Juan Bielovucic.

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