26 agosto 1855: Lidia Poët, avvocato delle donne
Pinerolo, la città in cui ha vissuto e lavorato, le ha dedicato una scuola. Livorno, invece, una via. Perché la figura di Lidia Poët ha avuto notevole importanza sul piano nazionale, per non dire internazionale, andando ben al di là del ristretto ambito locale.
Lidia era nata il 26 agosto 1855 a Traverse, piccolo Comune della Val Germanasca di cui il padre Giovanni Pietro Poët fu sindaco per quasi trent’anni (dal 1928 il territorio di Traverse è stato aggregato al Comune di Perrero). Anche la madre, Marianna Richard, arrivava da una famiglia benestante, di proprietari terrieri a Prali.
Lidia – di confessione valdese – poté dunque studiare, ma il suo destino sembrava simile a quello di tante signorine di buona famiglia: diventare maestra e, al massimo, imparare le lingue.
Al ritorno dalla Svizzera, dove aveva soggiornato per perfezionare il tedesco e l’inglese, decise invece di iscriversi alla Facoltà di Giurisprudenza a Torino. E volle andare fino in fondo. Laureatasi nel 1881 – prima in Italia, in quest’indirizzo di studi – con una tesi sul diritto di voto alle donne (una battaglia che combatté in prima persona per gran parte della vita), svolse il periodo di praticantato nel prestigioso studio legale di Cesare Bertea a Pinerolo e – nel 1883 – superò gli esami per diventare procuratore legale. La sua richiesta d’iscrizione all’apposito albo suscito clamore e reazioni avverse: mai una donna aveva avuto quest’ardire; anche in Europa le donne avvocato erano pochissime.
Non esisteva un divieto specifico, ma Lidia Poët dovette scontrarsi con le ritrosie di una società che, in generale, impediva alle donne l’accesso alle professioni. Il Procuratore generale del Re fece ricorso contro la sua iscrizione e riuscì a far accogliere le sue istanze dalla Corte d’Appello. Anche la Corte di Cassazione ribadì la decisione.
Lidia non si arrese. Non volle sposarsi e mettere su famiglia, dedicandosi con ancora maggiore vigore al suo impegno civile. Collaborò nello studio del fratello Enrico, anch’egli avvocato, e continuò la sua battaglia a favore delle categorie più deboli, lottando strenuamente per l’affermazione dei diritti alle donne. Partecipò al Primo Congresso penitenziario, svoltosi a Roma nel 1883. Fu invitata al Quarto, nel 1890, a San Pietroburgo.
Girò l’Europa e divenne celebre anche all’estero, venendo nominata dal Governo francese Officier d’Académie, titolo onorifico istituito per premiare le persone che – con la loro opera educativa – hanno contribuito all’espansione nel mondo della cultura francese.
Infermiera di Croce Rossa durante la Grande Guerra, meritevole di una medaglia d’argento, ottenne finalmente giustizia nel 1920, quando poté riottenere l’iscrizione all’Albo grazie a un cambiamento della normativa. Nel 1922 divenne presidente del Comitato pro voto donne: l’altra grande battaglia che vinse poco prima di morire, vista l’istituzione del suffragio universale nel 1945.
Lidia Poët si spense, a 93 anni, il 25 febbraio 1949, a Diano Marina. Riposa a Perrero, nel cimitero di San Martino.
Fonti: Voce in Dizionario biografico dei Protestanti in Italia; Clara Bounous, La toga negata, Alzani, 1997.
Immagine: Lidia Poët.