L'Ora del Pellice

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27 maggio 1878: muore l’entomologo pinerolese che anticipò Darwin

Vittore Ghiliani era nato a Pinerolo, il 14 maggio 1812, e fin da ragazzo si era appassionato della natura. Trascorreva il suo tempo libero lungo il Chisone, osservando piante, animali, insetti e rocce. Appena dodicenne fu inviato a Losanna, per studiare al collegio Beauvert, dove, tra l’altro, studiò scienze naturali.
Il suo destino, tuttavia, doveva essere un altro: il padre Filippo lo voleva introdurre nel mondo degli affari, quindi lo spinse ad entrare al servizio di un fabbricante di stoffe. Quest’attività, tuttavia, non si addiceva a Vittore. A 24 anni, perciò, si rivolse a Giuseppe Gené e riuscì a farsi assumere, con il ruolo di conservatore, al Museo Zoologico di Torino.
Insieme a Gené, che era uno zoologo di fama, cominciò una serie di viaggi di studio e di esplorazione naturalistica. Ghiliani soggiornò in Sardegna, in Spagna, in Sicilia. Poi – nel 1846 – prese parte a una lunga missione in Sud America, e in particolare in Brasile, su un mercantile a vela di proprietà di un armatore appassionato di entomologia.
Ghiliani era, al contempo, un ricercatore sistematico e un valido organizzatore e conservatore. La sua fama di entomologo – cioè di studioso degli insetti – crebbe al punto da avere rilevanza mondiale.
Tra i fondatori (nel 1869) della Società entomologica italiana, di cui fu anche vicepresidente, rimase legato per tutta la vita al Museo zoologico di Torino, dove – dopo Gené – ebbe direttori che seppero valorizzarlo, come Michele Lessona. E proprio a Lessona si deve un’acuta osservazione che farebbe di Ghiliani una sorta di anticipatore di Charles Darwin: «Venticinque anni or sono [quindi nel 1857, ndr], entrai un giorno (…) nello studio di Vittore Ghiliani (…). Trovai quell’ottimo uomo curvo sul tavolino colla lente; aveva davanti una tavoletta di sughero stretta e lunga, con sopra insetti coleotteri infilzati (…). Gli domandai che cosa stesse guardando con tanta attenzione (…). – Sto guardando – mi rispose concitatamente – questa prova (…) del fatto che in natura non vi sono specie. Vedete qui; osservate, di questa dozzina di forme, la prima e l’ultima; vi paion ben differenti l’una dall’altra; tanto che non vi viene in mente, se mettete le due sole accosto, di dire che appartengano alla medesima specie: ma guardate quelle che stanno in mezzo, (…) nell’ordine in cui sono disposte: la prima è talmente affine alla seconda che voi non credete di poterla separare specificamente; ma questa seconda si lega nello stesso modo alla terza, la terza alla quarta, e così via. La prima è della schietta pianura, la seconda delle falde del monte, le altre del monte stesso a mano a mano sempre a un’altezza maggiore. Le specie si modificano salendo, e ciò non solo negli insetti, ma in generale negli animali e nelle piante. – Queste parole io le ascoltava dal Ghiliani, due anni prima che venisse fuori con uno scoppio, che doveva echeggiare per tutto il mondo, il volume intorno all’origine della specie, di Carlo Darwin».
Vittore Ghiliani – che fu molto attivo in Piemonte e applicò le sue conoscenze alla lotta antiparassitaria in agricoltura – morì a Torino il 27 maggio 1878, esattamente 140 anni fa. Roma gli ha dedicato una via.

Fonti: Fabio Forgione, Il potere dell’evoluzione. Il dibattito sulla variabilità delle specie nella Torino dell’Ottocento, Franco Angeli, 2018; Maurizia Alippi Cappelletti, voce nel Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani; www.mrsntorino.it; Atti del convegno Il Pinerolese, l’Unità d’Italia, gli Alpini, Castello di Macello, 18 giugno 2011.

Immagine: Frammento de La Gazzetta piemontese del 29 maggio 1878, con l’annuncio della morte del cav. Vittore Ghiliani.

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