28 gennaio 1905: lo sgombero neve suscita polemiche
«Lo spalamento della neve lasciò un tantino da desiderare, nei primi giorni che cadde la neve», scrisse L’Avvisatore alpino il 3 febbraio 1905, dopo l’abbondante nevicata che aveva imbiancato la zona a partire dal 28 gennaio. Le strade dei paesi della Val Pellice restarono difficilmente praticabili per alcuni giorni, suscitando malumori nella popolazione. Poi, a partire dal venerdì, «questo servizio pubblico venne fatto con ogni diligenza, cosicché le vie (…) sono adesso in istato, data la rigida stagione, abbastanza soddisfacente».
I mucchi di neve sul bordo della carreggiata, però, continuavano a creare disagi, soprattutto a Torre Pellice, il cui abitato era all’epoca solcato da un canale che rendeva ancor più difficoltoso spostarsi. E così, per la prima volta, il Comune introdusse una novità «degna di encomio». Per valicare la «doira che attraversa il paese e ne separa talvolta per davvero le parti, interrompendo o rendendo assai malagevoli le comunicazioni», furono posati dei ponticelli di legno: «O ponti o… barche ci volevano davvero – ironizzò il cronista de L’Avvisatore alpino –, in certi momenti di pioggia o di neve!».
Nel 1905 la neve non concesse tregua sino alla fine di febbraio. Ancora il 24, L’Avvisatore alpino stigmatizzò lo stato della strada provinciale che da Bricherasio saliva a Torre Pellice: «Questa strada, di solito così ben tenuta, in questi giorni si trova in ben misero stato. Perché non passò più regolarmente lo spartineve provinciale? E perché quando finalmente passò fu così leggero da farla, più che da spartineve, da schiaccianeve? Intendiamo che la tanto invocata neve venne più abbondante che non si aspettasse; ma neppure è scusabile il deplorevole servizio fatto tanto dalla Provincia quanto dal Municipio!».
Il maltempo e le pessime condizioni delle strade impedirono addirittura a un’autorità importante, il Duca d’Aosta Emanuele Filiberto di Savoia, di visitare Torre Pellice per la prevista ispezione alla caserma dei carabinieri e alle tettoie militari. «Se fosse proprio venuto mercoledì mattina ed avesse trovato il paese abbandonato alla neve senza neanche la traccia dello spartineve dalla stazione al Municipio, che concetto sarebbesi fatto il Duca della nostra cittadina?».
Le nevicate continuarono ancora, con il loro strascico di polemiche. L’Avvisatore alpino del 3 marzo, questa volta, cercò di ricondurre il problema alla sua giusta dimensione, mantenendo però alcuni distinguo: «In pochi giorni tutto l’interno del paese fu ricondotto allo stato normale. Sentiamo però una lagnanza, che raccogliamo perché giusta. Ed è che non in tutti i punti del concentrico si adibì nel servizio il medesimo zelo. (…) Perché il tratto di via dirimpetto alla gradinata del tempio Valdese restò per tanti giorni ingombro, quando già in altri posti analoghi o anche di minore importanza era tutta spalata la neve?»
Davanti alle “case dei professori” l’onere dello sgombero se lo sobbarcarono direttamente i residenti. «L’onor(evole) Giunta, ispirandosi forse all’esempio di cotestoro, deliberò di richiamare la popolazione all’osservanza del dovere che ciascuno ha di sgombrare i marciapiedi della propria casa».
Fonti: L’Avvisatore alpino del 3 febbraio 1905, del 24 febbraio 1905 e del 3 marzo 1905.
Immagine: Nevicata nella via del tempio valdese di Torre Pellice. Foto di Henri Peyrot, Archivio Fotografico Valdese.