29 aprile 1912: il tè d’addio ai coniugi missionari nello Zambesi
Zambesia, una delle società missionarie delle Valli valdesi, saluta con un tè d’addio Augusto Coïsson ed Enrica Margherita Nisbet. È il 29 aprile 1912 e i due coniugi stanno per ripartire alla volta dell’Africa. È un commiato malinconico, perché devono lasciare a Torre Pellice anche i sei figli.
Enrichetta era in congedo, in valle, da quattro anni, proprio per occuparsi dei bambini e di una zia malata. Augusto l’aveva raggiunta da circa un anno. Il loro apostolato nella missione dello Zambesi, tuttavia, era destinato a proseguire e non poteva attendere oltre.
Avevano scelto questa vita in piena consapevolezza, appena sposati, nel 1897. Augusto Coïsson aveva 25 anni ed era stato consacrato pastore missionario pochi mesi prima. Enrica Margherita – detta Maggie – aveva le missioni nel destino: lei stessa era nata, 26 anni prima, nell’isola di Upolu, nell’arcipelago delle Samoa, dallo scozzese Henry Nisbet e dalla prima donna missionaria valdese, Lidia Lantaret di San Giovanni.
Il Comitato della Société des Missions Évangéliques di Parigi aveva destinato i giovani sposi nello Zambesi, in Africa del Sud: era considerata la principale opera missionaria valdese, da quando – nel 1881 – il missionario François Coillard aveva entusiasmato i giovani delle valli raccontando la propria esperienza. In molti erano partiti per quelle terre, nell’odierno Zambia: una regione collinare e boscosa, scarsamente popolata, con un’altitudine media di circa 1000 metri. Era abitata dalla tribù dei Malozi e controllata dalla Gran Bretagna (rientrava nel cosiddetto Barotseland).
I missionari valdesi furono pionieri: «Collaborarono alla fondazione delle prime stazioni missionarie, (…) apersero strade nella giungla, (…) costruirono con le proprie mani le casette primitive, coperte di paglia, (…) introdussero i primi alberi fruttiferi e la cultura dei legumi, (…) scrissero per primi la lingua indigena, e fecero stampare i primi libri, (…) insegnarono a leggere e scrivere ai primi scolari (…), predicarono il Vangelo cercando faticosamente una forma di presentazione ai loro uditori primitivi», racconterà – in una monografia del 1963 – Roberto Coïsson, figlio di Augusto e Maggie e prosecutore della loro opera.
Parlando dei genitori, Roberto descriverà gli anni di solitudine (quando si trovavano presso le Cascate Vittoria «erano lontani più di cento chilometri dalla stazione missionaria più vicina, e per quasi due anni Margherita Coïsson non vide un’altra signora della missione»).
A Sefula, dove si trasferirono dal 1906 e dove tornarono nel 1912, diressero una Scuola Normale: formare dei maestri di etnia locale fu decisivo nell’opera di evangelizzazione.
Augusto e Maggie, che nel frattempo ebbero il settimo figlio, tornarono definitivamente a Torre Pellice solo nel 1933, continuando in Europa il loro impegno per le missioni. Moriranno, rispettivamente, nel 1947 e nel 1951.
Fonti: Roberto Coïsson, I Valdesi e l’opera missionaria, Torre Pellice, Società di Studi valdesi, 1963; Dizionario biografico dei Protestanti in Italia.
Immagine: Augusto Coïsson e Maggie Nisbet, i primi a sinistra, insieme a un gruppo di missionari (Archivio fotografico vldese).
La Val Pellice, Torre in primis, ha una grande e bella tradizione di famiglie impegnate nelle Missioni; bravi ad averlo ricordato.
Mille grazie!