3 novembre 1912: il calderaio canavesano che volle riposare tra i valdesi
Aveva deciso di morire, Antonio B., calderaio di 79 anni, residente a Valperga. Ma si era figurato di chiudere gli occhi lontano da casa, per l’esattezza a Torre Pellice, in una terra che non aveva mai visitato ma di cui aveva sentito parlare. E così, domenica 3 novembre 1912, salì sul treno, cambiò convoglio a Settimo Torinese e ancora a Torino, infine raggiunse la Val Pellice: la valle dei Valdesi.
Una storia triste di solitudine e stanchezza, quella di Antonio B., ma anche di grande dignità. Perché l’anziano calderaio canavesano aveva pensato a tutto, anche al costo della sepoltura, portando con sé una somma di denaro destinata a coprire le spese.
La sera di domenica «si recò sul piazzale del Tempio Valdese – scrisse il corrispondente de L’Avvisatore alpino sull’edizione dell’8 novembre –, si adagiò sull’erba, appoggiò le spalle al muro tappezzato di edera, e, così composto come per passar la notte in dolce sonno, si sparò due colpi di rivoltella al cuore, conciliandosi nell’attimo il sonno eterno».
Sul suo corpo fu rinvenuto un biglietto scritto a matita, con ortografia incerta: «Chiedeva perdono a Torre Pellice se aveva voluto morire nella valle dei “barbetti”, pregava il pastore di farlo seppellire nel suo camposanto “perché sono più brava gente che i cristiani”, e lasciava quel poco che possedeva per “la tampa” e “il baule”», raccontò il settimanale torrese.
La Lanterna pinerolese specificò che la somma che l’infelice aveva con sé ammontava a 2.425 lire e che quel denaro servì a esaudire le sue ultime volontà. La sepoltura ebbe luogo mercoledì 6, «coll’assistenza del pastore sig. Rinaldo Malan».
Fonti: Avvisatore alpino, 8 novembre 1912; La Lanterna pinerolese, 9 novembre 1912.
Immagine: Il Tempio e la Casa valdese di Torre Pellice in una splendida fotografia del 1889 scattata da David Peyrot. L’immagine è custodita dall’Archivio fotografico valdese.
Bella storia: interessante e triste ma non troppo…