L'Ora del Pellice

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4 agosto 1906: turismo ad Abbadia, tra villini, vermouth e… occhioni

Poco più di cento anni fa, Abbadia Alpina – all’epoca Comune indipendente – era una destinazione turistica di gran pregio, come testimonia La Lanterna pinerolese del 4 agosto 1906: «Questo alpestre paese colla ridente sua collina seminata di graziosi villini fra molto verde, folte ombre e pittoresche posizioni, diventa ogni anni più prediletto agli amanti della campagna. E n’è prova il numero dei graditi ospiti che è andato aumentando in questi giorni: altri se ne aspettano, per cui gli alloggi disponibili sono ormai più pochi».

Il settimanale pinerolese aveva già elencato, nei numeri precedenti, alcuni dei villeggianti di maggior prestigio (all’epoca non esistevano norme sulla privacy e la presenza degli illustri ospiti erano esibita sui giornali): il generale Calamida, il colonnello Ricotti, il professore presso la Regia Università di Torino Valmaggi, la famiglia Rimini, l’avvocato Enrico Meynier (direttore del giornale Il Rinnovamento di Roma)… «E non vi manca la poesia del gentil sesso», aveva rimarcato il cronista abbadiese, che a inizio agosto completò la lista: «Alle cospicue famiglie già accennate (…) si sono aggiunte quest’altre distintissime: del conte Turri e del barone cav. Ernesto Daviso, primo consigliere della Corte d’Appello di Torino».

Dopo il benvenuto ai nuovi arrivati, il settimanale cercò di promuovere il territorio e le attività abbadiesi, con uno stile piuttosto brillante: «Ora che i termometri si danno… all’alpinismo, salendo ad altezze vertiginose, qui il villeggiante gode un’aria ossigenata per eccellenza, trova sorgenti di acque fresche, salubri: cortesia negli abitanti, vitto buonissimo; un inappuntabile servizio di macelleria a prezzi convenienti; comodità di strade e tram. – Vi è una fabbrica di ghiaccio artificiale, del sig. Avaro, che provvede un ghiaccio purissimo, netto e cristallizzato, (…) ed è il prodotto d’una sorgente, di cui s’interessarono le competenti autorità che la dichiararono mirabilmente igienica. – Vi è una farmacia, del sig. G. Giordino, favorevolmente conosciuta per la finitezza e purezza dei medicinali (…). – Qui ancora abbiamo una fabbrica di liquori della ditta Gariglio Celso, la quale gode d’una ben meritata rinomanza per l’eccellenza de’ suoi prodotti. Quivi i signori villeggianti potranno avere le acque gazzose, seltz e vichy sterilizzate; un vino vermouth da stare a paro colle ditte Cora e Carpano; ancora troveranno una specialità della florida ditta ed è il “Liquore, Vino Santo, Gariglio”, che è uno squisito nettare… delle signore, alle quali lo si raccomanda».

«Lo ripetiamo – ribadisce il cronista –, qui si sta benissimo e per il clima temperato e per le molte comodità. Oltre l’ufficio telegrafico, si ha la posta due volte al giorno, cioè alle 7 del mattino ed alle 18. – Quassù, poi, per fortuna, non è peranco penetrata la smania del lusso, delle gale e dello sfarzo. No, ognuno può fare il comodaccio suo. Ma che lusso?! – s’interroga La Lanterna, facendosi un po’ prendere la mano –. Queste nostre gentili villeggianti non hanno bisogno di sfarzose toilettes. Vi si incontrano talvolta certi occhioni sfavillanti, da far impallidire le più belle perle, e che lanciano per aria certi fuochi d’artificio…! Certi sguardi capaci di fare un buco in una parete! Occhioni che solleticano il peccato mortale!! Che Dio le benedica tutte e le guardi… dalle cadute, nelle loro alpestri escursioni».

Fonti: La Lanterna pinerolese del 14 luglio 1906 e del 4 agosto 1906.

Immagine: L’ingresso di Abbadia con il tram che da Pinerolo conduceva in Val Chisone.

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