L'Ora del Pellice

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4 novembre 1923: il re inaugura il monumento ai Caduti pinerolesi

In una domenica di sole, in occasione del quinto anniversario della fine della Grande guerra, il re Vittorio Emanuele III fu ospite a Pinerolo. L’occasione era solenne: l’inaugurazione del monumento ai Caduti pinerolesi.
Non tutti lo sanno, ma il monumento – che oggi sorge a monte di piazza Terzo Alpini – trovò inizialmente collocazione nella più centrale piazza Cavour. Fu qui, infatti, che la mattina del 4 novembre 1923 si svolse la cerimonia alla presenza del sovrano.
La cronaca dell’epoca è carica di retorica, ma non c’è dubbio che per la città – e per l’intero circondario – quella giornata costituì un evento memorabile.
«Sin dalle 8,30 Piazza Cavour è affollata ma le disposizioni accorte e geniali del Comitato evitano ogni intralcio e ogni ressa», raccontò La Lanterna pinerolese sull’edizione del 10 novembre. «Le tribune delle famiglie dei Caduti si riempirono in brev’ora. Quanta mestizia in quei cuori così duramente provati».
Lungo e dettagliato l’elenco dei partecipanti: «[…] Prendono posto accanto al palco reale i grandi mutilati, gli orfani di guerra, i combattenti e mutilati e tubercolotici di Pinerolo, i Veterani, il gruppo degli ufficiali del presidio marzialmente inquadrati con bellissimo effetto dal generale Emo Capodilista, comandante la Scuola di Cavalleria, i dirigenti del Fascio e della Milizia Nazionale. […] E poiché è di prammatica accogliere il Sovrano fra due ali onorifiche, così di fronte alle scuole che col prof. Mastrangelo danno le spalle ai portici […] prendono posto tutte le Associazioni, cioè i Mutilati, Combattenti, Alpini, Croce Rossa, Militari, Croce Verde, Tiro a Segno, Operaie, Sportive, Cattoliche ecc., Colonia Pinerolese col comm. Armandis. Inoltre i Mutilati e Combattenti di Torre Pellice, Bobbio; Villar, Bricherasio, Rorà, la Sezione Liberale di Pinerolo […]. Sono anche presenti i Fasci di Torre Pellice, Fenestrelle, Cavour, Cumiana e Bibiana […]».
Presenti sette deputati (tra cui Giovanni Giolitti e Luigi Facta), tre senatori (tra cui Agnelli), tre consiglieri provinciali (Armandis, Maffei e Falchi), venticinque sindaci, industriali come il barone Mazzonis, il moderatore della Tavola valdese Bartolomeo Léger e soprattutto migliaia di persone…
«Alle 9,55 con puntualità regale giunge la prima staffetta, poi subito dopo si avvertono gli applausi della folla lontana. Appare l’automobile di S.M. […] Il Re si mostra sorridente e soddisfatto. Un getto di fiori e clamorosi applausi segnano il percorso di Corso Torino. Le bandiere e i gagliardetti (150) schierati si abbassano salutando, mentre più nutriti scoppiano i battimani specialmente fra gli alunni delle Scuole».
Vittorio Emanuele III è accolto e ossequiato dal sindaco di Pinerolo Mario Risso, dal presidente del Comitato per il Monumento Ernesto Bosio, dagli onorevoli Giolitti e Facta, dalle altre autorità. «Monsignor Bartolomasi, che nella sua qualità di Vescovo Castrense impersona fulgidamente l’alta spiritualità della guerra dinanzi alla Maestà del Sovrano, si colloca presso l’esedra e, fra la commozione dei presenti, dopo aver benedetto il monumento con voce poderosa e bellissimo gesto saluta il Re ed esalta l’opera di sacrificio dell’esercito e della nazione».
Nel tripudio retorico – dopo i discorsi ufficiali – Vittorio Emanuele III ricevette da due orfani di guerra l’incenso con cui cosparse un’urna simbolica, rappresentativa dei 272 Caduti pinerolesi.
Dopo una breve sosta in Municipio, il re proseguì verso la residenza sabauda di Racconigi. L’anonimo cronista de La Lanterna pinerolese commentò: «Serbino i Pinerolesi di questa data solenne un orgoglioso ricordo ed un incitamento inesauribile!».
Quanta differenza con i toni assai più mesti e accorti con cui medesimo settimanale aveva salutato – appena due anni prima – il terzo anniversario della fine della Grande guerra! «Temerario è il giudizio di chi la nostra guerra vuol esaltare a tutti i costi e temerario, anche, è il giudizio di chi la nostra guerra vuole denigrare a tutti i costi. Esaltazione e denigrazione si traducono, oggi, in parole rimpinzate di retorica, buone per i discorsi dei banchetti o per le concioni da piazza, non buone per chi concepisca la Storia una narrazione a base di prove e di verità».

Fonti: La Lanterna pinerolese del 10 novembre 1923; La Lanterna pinerolese del 5 novembre 1921.

Immagine di copertina: Ernesto Bosio, presidente del Comitato per il monumento, interviene di fronte al re Vittorio Emanuele III. (Archivio Storico di Pinerolo)

Qui sotto: Il vescovo di Pinerolo Angelo Bartolomasi benedice l’opera. (Archivio Storico di Pinerolo)

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