6 gennaio 1912: Gli alloggi dove si partoriva in segreto
Dare alla luce un figlio, cento anni fa, era ancora piuttosto rischioso: il numero delle donne che morivano di parto, in calo rispetto al secolo precedente, era ancora ragguardevole, se visto con gli occhi di oggi. Il parto in casa era ancora la norma, specialmente in campagna, ma scorrendo le pubblicità dei giornali dell’epoca si nota la presenza, sempre più frequente, degli annunci di levatrici e ostetriche. Esse offrivano non solamente i propri servigi ma anche l’accesso a locali attrezzati dove far nascere il bambino. Si trattava, in realtà, di appartamenti in palazzine signorili, dove le donne ricevevano assistenza.
Il 6 gennaio 1912, la levatrice di Pinerolo Rosa Fina avvisava le lettrici «d’aver trasferito il suo alloggio da via Mazzini n° 1 sotto i Portici nuovi n° 10», ovvero in Casa Armandis, al secondo piano. Qui teneva una pensione per partorienti e garantiva «prezzi miti» e «massima segretezza».
La (presunta) economicità del servizio è caratteristica di qualsiasi réclame. Più interessante è evidenziare il riferimento alla riservatezza, che è presente, identico, nell’annuncio della principale concorrente di Rosa Fina: Margherita Bernardi, vedova Pellerey, un’ostetrica che riceveva – tutti i giorni – in via Arsenale n° 1, al piano 2. Anche in questa pensione era assicurata alle partorienti la discrezione: indice che non sempre la maternità era desiderata; poteva accadere, inoltre, che la puerpera non volesse far sapere di essere diventata madre.
Ma cosa succedeva ai bambini che venivano partoriti in segreto? Si può presumere che le madri non intendessero occuparsene. La stessa Rosa Fina – in altre réclame pubblicate negli anni successivi – assicurava la sua disponibilità a incaricarsi dei bebè. Ancor più esplicita l’ostetrica Tozzi, che si promuoveva evidenziando: «Collocamento neonati».
Quest’ultima era una professionista di Torino, come Francesca Chianale – che gestiva una «casa di cura per malattie delle donne» pronta a prestare, nella segretezza, «ogni cura» alle partorienti. Il fatto che due ostetriche torinesi si reclamizzassero sulla stampa locale pinerolese lascerebbe presupporre la preferenza di alcune donne di recarsi sotto la Mole per partorire lontano da occhi indiscreti.
Fonti: La Lanterna pinerolese del 6 gennaio 1912 e del 17 gennaio 1914.
Immagini: Réclame di ostetriche su La Lanterna pinerolese.