9 dicembre 1913: Enrico Soulier, primo senatore valdese
Il 9 dicembre 1913, in Palazzo Madama a Roma, prestava giuramento, di fronte al presidente del Senato Giuseppe Manfredi, Enrico Soulier, primo senatore di confessione valdese (Giovanni Morelli, che era stato senatore a partire dal 1873, era di famiglia ugonotta).
La storia personale di Enrico Soulier, nato ad Angrogna l’11 ottobre 1848, è piuttosto interessante. I genitori – Pietro Soulier, maestro nelle scuole valdesi, e Maria Bert – erano originari di Pramollo. Il giovane Enrico dimostrò una buona predisposizione agli studi e ottenne di perfezionarsi a Lipsia, dove conseguì un dottorato in Filosofia.
Trasferitosi in Olanda, assunse l’incarico di precettore presso una famiglia aristocratica e benestante: i Luden van Stoutenburg. Qui Enrico conobbe Marie, una delle ragazze di casa Luden van Stoutenburg: i due si sposarono nel 1877. Subito dopo le nozze, Soulier ottenne la cattedra di Filosofia greca all’Università di Ginevra, dove rimase per alcuni anni. In questo periodo diede alle stampe alcuni pregevoli lavori: La doctrine du logos chez Philon D’Alexandrie (in realtà già pubblicato nel 1876 per i tipi di Loescher) e Saggi di filosofia ante-socratica. Eraclito Efesio: studio critico (Artero, 1885).
Le sue prime candidature alla Camera dei Deputati risalgono al 1882 e al 1886, quando si presentò nel IV Collegio di Torino. Non venne tuttavia eletto. Divenne deputato nel 1896, subentrando a Giulio Peyrot, poi fu rieletto nel 1897, nel 1900, nel 1904 e nel 1909, imponendosi nel Collegio di Bricherasio sull’avversario di sempre: il radicale Edoardo Giretti, industriale della seta, pacifista e liberista. Enrico Soulier era invece un liberale moderato e filo-governativo, non lontano da Giolitti e amico di Antono Di Rudinì, Sidney Sonnino e del collega pinerolese Luigi Facta.
Imparò presto a muoversi in Parlamento. La sua attività non era appariscente e non assunse mai incarichi di governo, ma seppe rappresentare al meglio gli interessi del suo Collegio e del suo elettorato, adoperandosi a favore degli evangelici d’Italia.
Quando morì, a Roma, il 13 agosto 1920, fu ricordato dal presidente del Senato Tommaso Tittoni come «uomo di mente aperta, di vigorosa e svariata cultura», «sempre assiduo ai nostri valori». Tittoni aggiunse: «Godeva di universali simpatie».
In realtà, aveva avversari politici molto combattivi nell’ala sinistra del Parlamento. Vilfredo Pareto ne tracciò un ritratto impietoso: «A Bricherasio, il nostro amico liberista Giretti, che discorse chiaro e bene e che ha cultura economica non comune, ebbe 784 voti; il suo avversario, Soulier, ne ebbe 1.365. A chi sapesse dirci quali sono le idee economiche e politiche del signor Soulier, regaleremo un topo bianco. Il dono è modesto, ma anche quelle idee non devono essere gran cosa».
Fonti: Voce nel Dizionario biografico dei Protestanti in Italia; www.senato.it; Vilfredo Pareto, Lettres et correspondance, Droz, Ginevra, 1989; La Gazzetta di Pinerolo del 15 maggio 1886.
Immagine: Enrico Soulier in due ritratti risalenti al periodo della sua esperienza parlamentare.