9 – Emilio Cappelletta si sblocca
Da quasi un mese Emilio Cappelletta non segnava più, né in campo né a letto.
Era la prima volta che gli capitava. Emilio Cappelletta non era un uomo di pensiero: agiva per istinto. Per cui non aveva mai avuto battute di arresto. Era un meccanismo così semplice che non poteva incepparsi. Come i cinquantini di una volta.
I tifosi iniziavano a spazientirsi, la fidanzata già aveva sbroccato. Dopo una lite domenicale per futili motivi finita a piatti lanciati come frisbee, Emilio Cappelletta decise che doveva fare qualcosa.
Andò dal dottore e si fece visitare.
«Lei è sano come un pesce» disse lui alla fine. «Se rimette piede nel mio studio nei prossimi dieci anni la caccio a calci nel sedere».
Vide una pubblicità sul giornale e decise di andare dallo psicanalista.
Questi cercò di far affiorare il suo inconscio e scoprì che c’erano solo reti che si gonfiavano e donne che si spogliavano.
«Lei è l’essere più rudimentale che mi sia capitato in quarant’anni di carriera» disse sconsolato alla quinta seduta. «Spero che non finisca mai tra le mani di qualche luminare, o toccherà riscrivere tutti i manuali di psicologia».
Emilio Cappelletta non sapeva più dove sbattere la testa. Si sedette su una panchina e cercò di pensare. Gli tornò in mente che anni prima Sonia, la sua fidanzata, gli aveva parlato di una maga fattucchiera chiromante. Ci voleva andare per vendicarsi di un’amica che aveva messo in giro brutte voci sul suo conto. Emilio Cappelletta l’aveva presa in giro: non credeva a queste cose. Ora però decise di provare. Cercò sull’elenco telefonico e ne trovò una in una vietta appena fuori Fonte Pellice. Ci andò una mattina senza appuntamento.
La maga lo ricevette in una casa così piccola che a stento ci si stava in due. Lo fece sedere su un divanetto stracolmo di strani oggetti impolverati e di un gatto grigio che lo fissava con occhi giallissimi. Lo osservò un po’ in silenzio, gli scrutò il viso, il fisico massiccio, poi si alzò, aprì la cassapanca su cui era seduta, prese un artiglio di animale e glielo diede.
«Tienilo sempre con te, quando sei in campo e quando sei con la tua donna. E ricorda che il suo potere aumenta quando sei vicino all’acqua» gli disse.
Poi ripiombò nel suo silenzio.
Emilio Cappelletta strinse l’artiglio nel palmo della mano, salutò e corse fuori a rotta di collo.
«Emilio Cappelletta!» gli gridò la maga.
Tornò dentro.
«Sono 80 euro. Non ti serve fattura, vero?»
A casa, Emilio Cappelletta legò l’artiglio a una catenina e se la mise al collo. Quel pomeriggio, salì con la fidanzata fino alla Conca del Prà e la portò su un prato vicino al Pellice, poco oltre Partia d’Aval. Si sedettero su un telo e mangiarono qualcosa. Il sole era caldo e non c’era nessuno in giro. La guardò. Aveva capelli luminosi, occhi profondi e curve sinuose come le anse del torrente. Il vestito cadde con una facilità che non si aspettava. Scoprirono che l’erba del Prà punge ma è soffice. Emilio Cappelletta seppe che sabato avrebbe fatto tripletta.
Qui tutte le altre puntate