9 settembre 1585: Richelieu e Pinerolo, la breccia e la peste
Il 9 settembre 1585, a Parigi, nacque Armand-Jean du Plessis, duca di Richelieu: una figura cruciale nella storia d’Europa e anche in quella di Pinerolo.
Quarto di cinque figli, Armand-Jean fu avviato giovanissimo alla carriera militare. Ben presto, però, fu dirottato verso quella ecclesiastica. A 21 anni era già vescovo di Luçon e a 36 era cardinale. Parallelamente, compì una rapida carriera politica: eletto a 29 anni deputato del clero del Poitou agli Stati Generali, divenne ministro a 31 e ministro dirigente a 39. Uomo di fiducia della reggente Maria de’ Medici, riuscì – con le sue capacità diplomatiche – a riavvicinare la regina madre a Luigi XIII, diventando primo ministro.
Dopo aver espugnato la roccaforte ugonotta di La Rochelle, Richelieu valicò le Alpi per risolvere a favore degli interessi francesi la crisi internazionale seguita alla morte del duca di Mantova Vincenzo Gonzaga. Ed è in questo contesto che il cardinale sconfisse Carlo Emanuele I di Savoia e occupò, il 21 marzo 1630, la fortezza di Pinerolo.
La cittadella era difesa dal governatore Urbano di Scalenghe, che riuscì a resistere una sola settimana. Alla guida delle truppe francesi, Richelieu riuscì ad aprire una breccia nelle mura della fortezza nella zona che oggi si chiama piazza Marconi ma che a lungo è stata conosciuta – appunto – come piazza della Breccia.
In una memoria datata 13 aprile 1630, Richelieu evidenzia la centralità della città nello scacchiere piemontese: «Pinerolo è presa ed è impossibile rappresentarsi l’importanza di questa conquista. Bisogna però vedere quale dev’essere il seguito di questo successo e ciò che può derivarne. Il legato (Mazzarino) ci toglie ogni speranza di poter fare la pace senza la restituzione di Pinerolo e gli Spagnoli sanno troppo bene di quale importanza è per loro questa piazza, se rimane nelle mani del re, per non fare l’impossibile per sottrargliela. (…) Io dico d’altra parte che questa piazza nelle mani del re non può dare gelosia alla potenza spagnola in Italia, dato che, finché noi la avremo, il duca di Savoia sarà sempre nostro nemico, e di conseguenza sarà unito alla Spagna contro di noi e i suoi Stati faranno barriera fra Pinerolo e il Milanese. Dico inoltre che alla Spagna importa di più di fare in modo che noi abbiamo cattivi rapporti col duca di Savoia, che non di privarci di Pinerolo. Infatti, privi di questa piazza e in buoni rapporti col duca, avremo tutta la possibilità di attaccarli, mentre se la avremo e il duca sarà contro di noi, come lo sarà sempre, noi non avremo alcuna di queste possibilità».
La conquista di Pinerolo segnò l’inizio della seconda dominazione francese sulla città. Sempre nel 1630, tuttavia, giunse all’apice della sua virulenza – anche qui – la gravissima pestilenza descritta da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi e nel saggio Storia della colonna infame. «Orribili erano i sintomi dello schifoso morbo – scrisse Tevero Quirino, nella sua Storia di Pinerolo –. Chi ne veniva assalito cominciava a sentirsi mancare le forze; vertigini confuse lo travagliavano; sincopi, e sete inestinguibile. Livida appariva la faccia; annerivano le labbra, la lingua e le unghie. In alcuni compariva un bubbone, tumore glandulare, nell’inguine, o sotto le ascelle, o nel collo».
Le vittime furono circa diecimila e molte furono gettate in una fossa comune fatta scavare nei pressi di San Donato. «Di fronte alla gravità della situazione, Richelieu manifestò l’intenzione di distruggere la città per impedire che il contagio si diffondesse nei paesi vicini – raccontò Aurelio Bernardi –. Ma il governatore Toulongeon salvò la città dalla distruzione».
Passata la pestilenza, come ricorda ancora Tevero Quirino, Richelieu «rese inespugnabile la fortezza [e] fece costrurre due caserme, l’Hôtel e Sant’Antonio».
Fonti: Romolo Quazza, voce sulla Guerra di Successione a Mantova e Monferrato in Enciclopedia Italiana, Treccani, 1934; Memoria del 13 aprile 1630 di Armand-Jean du Plessis de Richelieu, in Documenti storici, a cura di Rosario Romeo e Giuseppe Talamo, vol. II, L’Età moderna, Torino, Loescher, 1966; Aurelio Bernardi, Antoine de Toulongeon: il conte gentiluomo, in Vita Diocesana pinerolese, 10 novembre 2014; Storia di Pinerolo del capitano Trivero Quirino, Pinerolo, Tipografia Sociale, 1890.
Immagine: Philippe de Champaigne, Triplo ritratto del Cardinale di Richelieu, 1640 circa, conservato alla National Gallery di Londra.