La nostra Pasqua, oggi come cento anni fa (auguri!)
Se ci seguite sapete quanto amiamo sfogliare i vecchi giornali del nostro territorio. Sono uno specchio di ciò che eravamo ed è affascinante scoprire differenze e similitudini tra noi e chi ci ha preceduto in queste zone.
Una ricerca su come veniva vissuta la Pasqua, ad esempio, ci porta a scoprire tradizioni festose di cui si era persa traccia, come la Festa campagnola di San Michele di Bricherasio, che nel 1904 attirava «tutti coloro che dalla città e dai paesi circonvicini vogliono approfittare delle vacanze pasquali per riposare lo spirito, per ristorarsi e per divertirsi. (…) Venite o pinerolesi – era l’appello sui giornali – a merendare ed a sorbire il nostro vino, seduti sul verdeggiante tappeto, accanto alle salubri fontane ferruginose».
Nel 1908 a Pinerolo, sullo stradale di Saluzzo, la Trattoria del Molino proponeva un ballo pubblico «sotto il nuovo padiglione del rinomato Ceirano». E si danzava anche a San Secondo, in particolare all’albergo di Miradolo.
Le vacanze pasquali erano l’occasione per molti di prendere una breve vacanza. E così a Cavour tornava spesso Giovanni Giolitti, come nel 1913, quando giunse il 19 marzo con il tram delle 15 da Pinerolo: «Viene a passare le feste pasquali nella sua diletta villa – affermava il cronista -. Si trovarono alla stazione a riceverlo le autorità locali, che lo accompagnavano sino alla sua abitazione».
La Grande guerra era imminente. Nel 1915 Mario Falchi, insegnante e intellettuale trapiantato in Val Pellice, penna de La Lanterna pinerolese, scrisse un accorato appello invitando i belligeranti (l’Italia non era ancora tra le potenze in conflitto) a cessare le ostilità: «Perché se il ristabilimento della giustizia violata dalla brutale prepotenza dei forti e dei violenti che scatenarono la guerra, se la rivendicazione del diritto nelle relazioni tra i popoli come tra gli uomini, se la solidarietà e la fraternità non potessero contare sulla loro Pasqua di risurrezione, davvero bisognerebbe rinunciare a riconoscere valore morale non solo alla nostra civiltà, ma perfino a qualsiasi forma di Società umana».
Scopriamo, da una cronaca del 1917, che a Luserna San Giovanni si teneva tradizionalmente una fiera di Pasqua, o meglio di Pasquetta, il lunedì. Per la prima volta, quell’anno, viste le ristrettezze di guerra, fu tuttavia spostata al venerdì, «coincidendo così con il solito mercato settimanale. Gli accorrenti godranno del bancaggio e piazza gratis senza spese».
Nel 1918, ultimo anno di guerra, quando la pace – però – era ancora molto lontana, La Lanterna pinerolese affidò il commento in prima pagina a una donna: Ida Pugno, una signorina pinerolese, con radici a Biella, che di tanto in tanto era ospitata sul giornale e che potrebbe essere stata la prima giornalista di sempre nel nostro territorio. «Finche vive l’anima umana non perisce la speranza nel migliore avvenire – scrisse Ida Pugno -. L’abisso calamitoso non spegnerà l’aurea fiamma della fede che ci deve guidare, qual fiaccola nella tenebra oscura».
Anche la Pasqua del 2020 sarà probabilmente ricordata a lungo, per la drammatica situazione che stanno vivendo il mondo, l’Italia e anche il nostro territorio. Quali cronache trasmetteremo alle generazioni future? Come trascorreremo questa Pasqua forzatamente casalinga? Se vi fa piacere, raccontateci nei commenti come vi siete organizzati. Noi cogliamo l’occasione per augurarvi sin d’ora, di tutto cuore, una Pasqua di speranza.





