L’Ora numero 8 – Cartaceo

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Descrizione

I beni simbolo del sostentamento umano sono due: il pane e l’acqua.
Senza acqua, però, non si potrebbe fare il pane. E non è un caso che storicamente la macinazione dei cereali per la produzione di farina avvenisse con mulini azionati dall’energia idraulica.
L’acqua è talmente importante, per noi, che la nostra toponomastica fa spesso riferimento ai fiumi: basti pensare ai nomi della valle e di parte dei suoi Comuni, ispirati al Pellice.
L’acqua ci offre ricchezza: l’agricoltura e l’industria hanno prosperato a ridosso dei canali; l’azienda locale delle acque minerali dà ancora oggi lavoro a 160 persone; gli enti locali ottengono importanti finanziamenti dal Bacino imbrifero montano e dalle centrali idroelettriche.
Al contempo, l’acqua rappresenta un problema: nel 2017 abbiamo sofferto la siccità; quest’anno, invece, abbiamo patito per l’eccesso di pioggia.
Gli acquedotti sono un servizio essenziale ma non raggiungono ancora ogni abitazione e comportano un costo gravoso: sono controllatissimi, ma non mancano le insidie.
E poi c’è un problema etico: l’acqua è di tutti – essendo un bene essenziale – eppure alimenta business e speculazioni.
Siamo dunque di fronte a un argomento complesso, che cerchiamo di cogliere nelle sue varie sfaccettature. Partendo da un presupposto: l’acqua non è affatto scontata.
La prima cosa che le persone provenienti dalla Sicilia notavano, quando emigravano nelle nostre valli, era l’abbondanza, e il conseguente sperpero, dell’acqua. Non è detto che questa nostra condizione di privilegio sia immutabile.